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¸Momoko¸.
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The Mortal Instruments
City of Bones
- «Non è stata colpa tua» disse. «Non si può decidere come nascere.» (Alec)
- [...] ho capito che non avevo smesso di credere in Dio. Avevo solo smesso di credere che gliene importasse qualcosa di noi. Dio forse esiste, Clary, o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli. (Jace)
- Si dice che i Nephilim siano i figli degli uomini e degli angeli. Tutto ciò che ci ha lasciato questa discendenza dagli angeli è una maggiore altezza da cui precipitare quando cadiamo. (Hodge)
- Odorava di sale e sangue, e solo quando la sua bocca si avvicinò all'orecchio di lei, Clary capì cosa stesse dicendo, cosa aveva sussurrato prima, ed era la litania più semplice di tutte: il suo nome, solamente il suo nome.
City of Ashes
- Non tutto quello che Jace faceva era folle e suicida, [...] Lo sembrava soltanto. (Clary)
- Non possono mentire, ma adorano giocare a dire la verità in maniera creativa. Scopriranno ciò che vuoi più di ogni altra cosa al mondo e te lo offriranno... nascondendoci dentro un'insidia che ti farà rimpiangere di averlo mai desiderato. (Jace)
- L'amore rende bugiardi. (Regina della corte Seelie)
- Pensò per la prima volta che, tutto sommato, forse i morti non erano così sfortunati. (Clary)
- Jace, lo sapeva, non aveva la stessa sensazione. Simon era stato a guardarlo con un senso di malessere allo stomaco, incapace di distogliere lo sguardo, quando aveva preso Clary tra le braccia e l'aveva baciata con un tale slancio che aveva temuto che uno dei due o entrambi potessero andare in frantumi. L'aveva stretta come se potesse annientarla in se stesso, come se potessero fondersi in un'unica persona.
- Ho la sensazione che tu preferisca struggerti per qualcuno con cui non potrai mai stare piuttosto che provare a stare con qualcuno con cui potresti. (Simon)
- – A volte sparisci completamente nella tua testa. Mi piacerebbe poterti seguire.
Lo fai, avrebbe voluto dire Clary. Sei continuamente nella mia testa. (Jace e Clary)
- Ogni volta che tu stai per morire, sto per morire anch'io. (Jace)
City of Glass
- Sai, ci sono ferite che un cacciatore può rivivere, ferite causate dal veleno di un demone: non ti rendi neanche conto di cosa c'è che non va in te, ma dentro stai lentamente sanguindo a morte. Ecco, essere solo un fratello per te mi da la stessa sensazione. (Jace)
- – Io non sono un angelo Jace. Scarico illegalmente musica da internet, non restituisco i libri in biblioteca, racconto balle a mia madre. Sono assolutamente normale.
–Non per me. (Jace e Clary)
City of Fallen Angel
-Jace sapeva di non piacerle molto, ma non poteva biasimarla: anche lui, al suo posto, probabilmente non si sarebbe piaciuto. (Jace)
-Però, Magnus, non me l'hai mai detto. Non mi hai mai avvertito che sarebbe stato così, che un giorno mi sarei svegliato e mi sarei accorto di star andando in una direzione che tu non potevi seguire. Non mi hai mai ricordato che siamo essenzialmente diversi. Non c'è "finché morte non vi separi", per chi non muore mai. (Alec)
- – Non si possono avere due padri- disse Jace.
-Certo che sì- ribatté Simon -Chi dice il contrario? Posso comprarti uno di quei libri per bambini, "Timmy ha due papà". Ma non credo ne abbiano uno intitolato "Timmy ha due papà, di cui uno cattivo". A quello dovrai pensarci da solo.
- Ora guardo i miei fratelli che spalancano le porte dei loro cuori e penso: -Ma siete pazzi?- I cuori si infrangono. E penso che, anche quando si ricompongono, non si torna più gli stessi di prima. (Isabelle)
City of Lost Soul
- Jace le accarezzò il viso. — Lui fa quello che
vuole e io non gli faccio domande — rispose. —
Potrebbe tornare con un coniglio rosa di un
metro e ottanta in bikini, se gli piace. Non
sono affari miei. Ma se stai chiedendo a me se
ho portato qui delle ragazze, la risposta è no.
Io voglio solo te.
- — Dammi un secondo per sistemare la stanza,
è un casino.
— Già, in effetti prima, quando ci sono
entrata, credo di aver visto un granello di
polvere sul davanzale. Farai meglio a
rimediare. (Clary e Jace)
- — Non per andare apposta contro i miei stessi interessi, ma… ti
serve qualcosa per dormire? Un pigiama, o… (Jace)
- Di solito Clary dormiva con una canottiera e dei
pantaloncini corti, mentre lì dentro era un
trionfo di sete, pizzi, più vedo che non vedo, o
tutt’e tre le cose insieme.
- Si chiese
come sarebbe stato assomigliare un po’ di più
a Isabelle, così consapevole del proprio potere
femminile da essere in grado di brandirlo
come una spada, invece di guardarlo perplessa,
con lo stesso disagio di qualcuno che ha
appena ricevuto un regalo per la casa nuova
ma non ha idea di dove metterlo.
- Si rannicchiarono insieme sotto le lenzuola,
finché non furono faccia a faccia. Erano
rimasti sdraiati nella gondola, a baciarsi, per
quelle che le erano parse ore, ma adesso era
diverso. Prima erano in un luogo pubblico,
sotto lo sguardo della città e delle stelle. Quella
invece era un’intimità inattesa, soltanto loro
due sotto la coperta, i respiri e il calore dei
corpi che si fondevano. Nessuno a guardarli,
nessuno a fermarli, nessun motivo per farlo.
Quando lui allungò una mano per accarezzarle
la guancia, il sangue le palpitava nei timpani
così forte da farle temere di diventare sorda.
Avevano gli occhi così vicini che lei riusciva a
distinguere il disegno di pagliuzze dorate, più
chiare e più scure, dentro le iridi di lui, simile a
un mosaico di opale. Clary aveva avuto freddo
per molto tempo, ma ora si sentiva come se
stesse bruciando e sciogliendosi allo stesso
tempo, dissolvendosi dentro di lui; e si stavano
a malapena sfiorando. Scoprì il proprio
sguardo che esplorava i punti in cui lui era più
vulnerabile: tempie, occhi, il palpito alla base
del collo che la invitava a baciarlo proprio lì,
per sentire il suo battito cardiaco sulle labbra.
La mano destra di lui, coperta di cicatrici, le
stava scendendo dalla guancia alla spalla, per
poi accarezzarla lungo la schiena, in un unico,
lento gesto che terminò all’altezza dei fianchi.
Ora Clary capiva come mai agli uomini
piacevano tanto le camicie da notte di seta:
non c’era attrito, era come lasciar scorrere le
mani su una superficie di vetro. — Dimmi cosa
vuoi — le disse con un sussurro a malapena in
grado di celare il tono ruvido della voce.
- Quello che
voleva era baciarlo fino a perdere la cognizione
del tempo e dello spazio, come prima sulla
gondola; baciarlo fino a dimenticare se stessa e
il motivo per cui era lì. Voleva usarlo come una
droga.
- Gli vide la borsa sulle gambe e le spalle le si
irrigidirono. — Te ne stai andando?
— Be’, non avevo in programma di fermarmi
qui per sempre — rispose lui. — Voglio dire,
l’altra sera era… diverso. Tu mi avevi chiesto…
— Giusto — fece lei con un tono di voce
squillante e innaturale. (Simon e Isabelle)
- — Sei geloso?
— Geloso? — ripeté lui, perplesso.
— Be’, tu e Maia… — Fece ondeggiare una
mano, guardandolo da sotto le sue lunghe
ciglia. — Voi due…
- — Questa notte ti fermeresti
qui, Simon?
— Con te?
Lei annuì, ma senza guardarlo.— Alec sta
uscendo per andare a recuperare altri vestiti
all’Istituto. Mi ha chiesto se volevo tornare con
lui ma… io preferirei restare qui con te. —
Sollevò il mento, ora guardando Simon dritto
in faccia. — Non voglio dormire da sola. Se
rimango qui, stai con me? — Lui capì quanto le
fosse costato fare quella domanda.
— Ma certo —
- — Ossignore. — Camille si alzò e iniziò a
camminare avanti e indietro. — Risparmiami
la storia che i Nephilim hanno una coscienza.
- — Certo che no. In una relazione bisogna
mantenere un certo mistero, Alec Lightwood.
Un libro che non si è ancora letto è sempre
molto più interessante di un altro che si
conosce a memoria.
- Lì, da qualche parte, dentro
quell’involucro di donna freddo e bellissimo,
c’era qualcuno che aveva condiviso con lui
un’esperienza unica.
- — Io non volevo tenermelo quanto lo vuoi tu.
- — Ciò che
sei troppo giovane per capire è che tutti
nascondiamo qualcosa. Lo nascondiamo a chi
amiamo perché vogliamo mostrare soltanto il
meglio di noi, ma anche perché, se si tratta di
vero amore, ci aspettiamo semplicemente di
essere capiti senza bisogno di chiederlo. In un
rapporto sincero, di quelli che durano nel
tempo, esiste una tacita comunione.
- — Quando hai trovato il vero amore, non
ti serve nessun altro nella vita. Non c’è da
stupirsi se Magnus sente di non potersi
confidare, se tu fai così tanto affidamento su
queste altre persone. Quando è vero amore,
dovresti soddisfare ogni desiderio, ogni
bisogno dell’altro… Mi stai ascoltando, giovane
Alexander? Perché i miei consigli sono
preziosi, e non li do tanto spesso…
- La
cicatrice sul petto pulsava al suo solito ritmo
regolare.
Sollevò il coltello.
- — I vampiri e i
loro giochetti…
— Non mi sembrano i resti di un gioco —
disse Clary.
- I movimenti fluidi,
essenziali, erano quelli di Jocelyn, mentre
l’autocontrollo con cui agiva doveva essergli
stato instillato da Valentine.
- Clary lo guardò
con cipiglio. — Ecco, ci risiamo, mi guardi
sempre in quel modo — disse lui.
— Quale modo?
— Come se fossi uno che incendia le tane
degli animali e si accende le sigarette con gli
orfanelli.
- — Pensi che alla persona che ero
importerebbe se tu ti fidassi o no di me?
— Sì, se tu volessi qualcosa.
— Forse soltanto una sorella.
- Tu non sai cos’è una famiglia — gli disse. — O
cosa faresti con una sorella, se ne avessi una.
— Ne ho una. — Parlava a voce bassa.
- Clary sentì le mascelle irrigidirsi. — E come
fai a sapere che io non lo farei?
Lui rise. — Perché sei mia sorella.
— Non ci assomigliamo per niente —
- Acheronta movebo. Con audacia, gli
mise una mano sul polso. — Che cosa vuol
dire?
Lui le guardò la mano, nel punto in cui gli
stava toccando l’argento sul polso. — Significa
“Mi muoverò contro i tiranni”. Lo porto per
ricordarmi del Conclave. Si dice che l’abbiano
gridato i congiurati nell’uccidere Giulio Cesare
prima che diventasse un despota.
- Sono i vincitori a
scrivere la storia, sorellina.— E tu hai intenzione di scrivere questa
parte?
Lui le sorrise, gli occhi brillanti. — Ci puoi
scommettere.
- il gomito gli finì dritto sulla coda
del gatto, che lanciò un miagolio di dolore e
saettò sul pavimento facendo svegliare
Magnus. Lo stregone si mise a sedere e
strofinò gli occhi.
— Che sta succedendo?
— Niente — disse Alec, maledicendo dentro di
sé tutti i gatti.
- Magnus ricadde all’indietro sui cuscini. — Mi
sa che sei stato nel paese dei matti, altro che —
mormorò richiudendo gli occhi. — Non mi hai
portato niente?
Alec si chinò su di lui e gli diede un bacio
sulla bocca. — Solo questo — gli sussurrò
piano prima di rialzarsi. Magnus però, che
aveva cominciato a sorridere, gli afferrò le
braccia.
— Be’, visto che mi hai svegliato — gli disse —
facciamo in modo che ne sia valsa la pena —
concluse tirando Alec sopra di sé.
- Cercò di spostarsi in avanti, e
picchiarono la fronte.
— Ahia! — esclamò Isabelle, scandalizzata. —
Non dovresti essere un po’ più bravo in queste
cose?
Simon non capì. — E perché?
— Tutte quelle notti passate a letto con Clary,
avvolti nei vostri magnifici abbracci platonici
— disse premendogli il viso contro la spalla e
soffocando così la voce. — Pensavo che…
- — Lo so. Io, però, non dormo e basta — gli
disse Isabelle in tono irritato. — Con nessuno.
Nemmeno mi fermo tutta la notte. Voglio dire,
non lo faccio mai e poi mai.
— Hai detto tu che volevi…
— Oh, stai zitto. — Lo baciò. In quello ebbe
relativamente più successo. Non era la prima
volta che baciava Isabelle: adorava la
morbidezza delle sue labbra, la sensazione che
provavano le sue mani nello sfiorarle i lunghi
capelli neri… Ma quando lei gli si strinse
contro, sentì anche il calore del suo corpo, le
lunghe gambe nude contro di sé, il pulsare del
sangue… E lo scatto dei canini che gli
spuntavano fuori.
- Isabelle lo prese per un braccio. — Non c’è
bisogno che tu beva sangue animale freddo. Ci
sono qui io.
Lo shock di quelle parole fu per lui come una
scarica di energia che gli saettò dentro il corpo,
mandandogli i nervi in fiamme. — Stai
scherzando.
— Invece no. — Isabelle cominciò a
sbottonarsi la camicia, scoprendo prima il
collo fino alla base, il tracciato delle vene
visibile sotto la pelle diafana. Poi la camicia si
aprì del tutto. Il reggiseno blu copriva ben più
di quanto avrebbero potuto fare molti bikini,
ma Simon si sentì lo stesso prosciugare la
bocca. Il rubino di lei brillava come un
semaforo rosso sotto le clavicole. Isabelle.
Come se gli stesse leggendo nella mente, lei si
sollevò e si scostò i capelli, mettendoli tutti da
una parte e lasciando scoperto l’altro lato del
collo. — Non vuoi…?
Lui la prese per il polso. — Isabelle, non farlo
— la supplicò. — Non riesco a controllarmi, a
controllare tutto questo. Potrei farti male,
ucciderti.
A lei brillò lo sguardo. — Non lo farai. Sei in
grado di trattenerti. Con Jace l’hai fatto.
— Ma io non sono attratto da Jace!
— Nemmeno un po’? — gli disse Isabelle
speranzosa. — Pochino pochino? Perché
sarebbe piuttosto eccitante. D’accordo,
pazienza. Senti, attrazione o no, quando stavi
letteralmente morendo di fame l’hai morso,
eppure sei riuscito a staccarti.
- — Non ci
credo che lo vuoi davvero. Non ci credo che
vuoi me. Persino mia madre mi ha buttato
fuori di casa. Ho morso Maureen… Era
soltanto una bambina. Insomma, guardami,
guarda quello che sono,
- Lei era una che usava i ragazzi e poi li
buttava via; era bellissima, forte, perfetta, e
non aveva bisogno di niente. Men che meno di
un vampiro che non era nemmeno bravo a fare
quello.
- — Guarda queste —
gli disse toccandosi le cicatrici bianche dei
marchi rimarginati che le spuntavano
sull’argento della pelle. Sopra il collo, le
braccia, le curve dei seni. — Orrende, non è
vero?
— Tu non hai niente di orrendo, Izzy — le
disse lui, sinceramente scioccato.
— Le ragazze non dovrebbero essere coperte
di cicatrici — osservò invece lei, realistica. —
Ma a te non danno fastidio.
— Fanno parte di te. No, certo che non mi
danno fastidio.
Gli toccò le labbra con le dita. — Ed essere un
vampiro fa parte di te. Non ti ho detto di
venire qui la scorsa notte solo perché non
avevo in mente nessun altro a cui chiederlo.
Volevo stare con te, Simon. Questa cosa mi
spaventa a morte, ma è così.
Gli occhi le luccicavano, e prima che lui
potesse chiedersi per più di un istante se
fossero lacrime, si era già chinato a baciarla. E
quella volta non ci fu imbarazzo. Lei gli si
abbandonò contro, lui la prese e la girò,
mettendola sopra di sé. I lunghi capelli neri di
Isabelle li coprivano entrambi come una tenda.
Lei gli sussurrò dolcemente qualcosa, mentre
lui le faceva scorrere le mani su per la schiena.
Sentiva, sotto la punta delle dita, i rilievi delle
cicatrici e voleva dirle che per lui erano decori,
prove di un coraggio che la rendeva soltanto
più bella. Ma per farlo avrebbe dovuto
smettere di baciarla, e non voleva. Lei gemeva
e si muoveva fra le sue braccia; gli tenne le dita
fra i capelli, mentre insieme rotolarono su un
fianco, finché lui non le fu di nuovo sopra.
Aveva le braccia colme del calore e della
dolcezza di lei, il suo sapore sulla bocca,
sentiva l’odore della sua pelle: sale, profumo
e… sangue.
Si irrigidì di nuovo, completamente, e
Isabelle se ne accorse. Gli prese le spalle, ed
era come se splendesse al buio. — Fallo — gli
sussurrò. Simon sentiva il cuore di Isabelle
battergli contro il petto. — Lo voglio.
Lui chiuse gli occhi, premette la fronte contro
quella di lei, cercò di calmarsi. I canini erano
spuntati di nuovo e premevano contro il labbro
inferiore, duri e pungenti. — No.
Le gambe lunghe e perfette di Isabelle avvolte
attorno a lui, le caviglie che lo bloccavano e lo
stringevano forte. — Voglio che tu lo faccia. —
Il seno gli si appiattì contro il petto mentre lei
inarcava il corpo verso di lui, scoprendo la
gola. L’odore del suo sangue era ovunque, lo
travolgeva, riempiva la stanza.
— Non hai paura? — le sussurrò.
— Sì. Ma voglio lo stesso.
— Isabelle… Io… non posso…
La morse.
- Isabelle invece ansimò, spalancando gli occhi
e inarcandosi ancora di più contro di lui.
Faceva le fusa come un gatto, gli accarezzava i
capelli, la schiena, piccoli movimenti
impazienti con cui gli diceva Non fermarti,
non fermarti. Emanava un calore che gli
entrava dentro, accendendogli il corpo; non
aveva mai provato, anzi immaginato qualcosa
di anche solo paragonabile. Riusciva a sentire
il battito forte e deciso di quel calore, che le
pulsava nelle vene e poi finiva nella sua bocca,
e in quel momento fu come tornare a vivere,
tanto che il cuore gli si contrasse di pura
ebbrezza.
Si staccò. Non seppe bene come, ma si staccò
e rotolò sulla schiena, conficcando forte le dita
nel bordo del materasso. Ancora rabbrividiva
mentre i canini gli si ritiravano. Tutta la stanza
luccicava, così come luccicava ogni cosa nei
brevi istanti dopo aver bevuto sangue umano,
vivo.
- — Ti è… — Faticava a chiederglielo. — Ti è
piaciuto?
— Sì — rispose lei con voce profonda. — Mi è
piaciuto.
— Davvero?
Isabelle ridacchiò. — Non si capiva?
Si sollevò appoggiandosi a un gomito e
abbassò lo sguardo su Simon, coi grandi occhi
neri che le splendevano. Come facevano degli
occhi a essere così scuri e luminosi allo stesso
tempo? — Io non fingo, Simon — gli disse. —
Non mento e non faccio la commedia.
— Sei una rubacuori, Isabelle Lightwood —
- Si sentiva come se un
tornado lo avesse imprigionato e poi
depositato in qualche luogo sperduto, dove
niente gli era familiare.
- Aveva sempre il sorriso sulle labbra. E Clary
avrebbe voluto farglielo sparire con una sberla.
- Odiava quella vocina in testa. Come la
Regina Seelie, deponeva i semi del dubbio
dove non dovevano esserci, sollevava domande
quando non c’erano risposte.
- Clary ripensò alla Regina Seelie. — L’amore ci
rende tutti bugiardi?
— Esattamente. Sei una che impara in fretta,
vero? — Fece un passo verso di lei, che nel
frattempo si sentì ardere i nervi da un
pizzicore ansioso.
- Fece scattare
l’ultimo bottone e la camicia si aprì del tutto.
Sul viso gli comparve un sorriso svogliato. —
Tu sei la ragazza dalla runa magica, vero?
Clary annuì lentamente.
— Voglio una runa della forza — le disse. — E
se tu sei la migliore, la voglio da te. Non
negheresti mai una runa al tuo fratellone,
giusto? — I suoi occhi scuri la scrutavano. — E
poi vuoi che ti dia una possibilità.
- Frustate.
— Chi è stato a farti questo?
— E chi, secondo te? Nostro padre — rispose
lui. — Usava una frusta di metallo demoniaco,
quindi qualsiasi iratze sarebbe stato inutile. I
segni mi servono da promemoria.
— Per cosa?
— Per i pericoli dell’obbedienza.
- — Cosa aspetti?
— Niente. —
- Mentre si rivestiva, lui fece
roteare le spalle all’indietro, sorridendo. — Sei
davvero brava —
- Adesso siamo a Praga, bella. C’è un grande
fiume e un sacco di edifici a guglie. Da
lontano assomiglia un po’ a Idris. Però fa
freddo, più freddo che a casa.
— Okay, basta con le previsioni meteo. (rido con poco XD)
- Azazel? La voce mentale di lei salì di qualche
ottava, tanto che Simon si coprì le orecchie.
Ecco il perché di quella stupida domanda su
Batman! Dimmi che è uno scherzo.
- E poi Azazel non è un
demone come tutti gli altri. Sono io quella con
la squadra dei Cattivi, qui. Tu sei della
squadra dei Buoni. Cerca di ricordartelo.
- — C’è una leggenda — disse poi sporgendosi
in avanti e tenendo le mani a coppa attorno a
una tazza di sidro bollente — secondo la quale
il re fece strappare gli occhi all’artigiano che
aveva costruito l’orologio così che non potesse
mai più costruire niente di altrettanto bello.
- — Il
passato è un paese straniero.
— Una terra straniera — lo corresse Jace.
Sebastian rispose con sguardo annoiato. —
Come, scusa?
— Il passato è una terra straniera, dove le
cose vanno diversamente — disse Jace. — È
questa la citazione completa.
- Un
secondo dopo qualcuno stava già bussando alla
porta della camera, o meglio la stava
percuotendo, facendola tremare sui cardini.
— Simon. Isabelle. — Era Magnus. — Sentite,
non mi importa se state dormendo o vi state
facendo a vicenda cose indicibili: vestitevi e
venite in soggiorno. Adesso.
- — Basta — sibilò. — Posso darti tutto ciò che
desideri…
— Ma io ho tutto quello che desidero —
mormorò lei, affondando la lama nel petto del
nemico, che svanì lanciando un grido sordo.
- Cosa sta succedendo? — chiese Isabelle,
stirando le sue lunghe braccia con uno
sbadiglio. — Perché tutti guardano Canale
Pentagramma?
- Jordan si chinò in avanti, tenendo le mani
appoggiate sulle ginocchia. — Come si sta
all’Inferno, amico? — gli chiese. — Caldo o
freddo? Ho sentito entrambe le versioni.
- Lui toccò il bordo del pentagramma. — Sa
leggere il futuro? Senti, pentagramma, dici che
il nostro gruppo sfonderà?
— È un demone infernale, Jordan, non il
Libro delle Risposte — commentò Magnus,
nervoso.
- Sollevò le sopracciglia.
— C’è un motivo per cui hai appena buttato
mia sorella dentro il lavandino?
- Sollevò le sopracciglia.
— C’è un motivo per cui hai appena buttato
mia sorella dentro il lavandino?
- — Ti ricordi
quando andammo alla festa di Magnus?
Quando tu entrasti con Isabelle e per poco
Simon non si prese un colpo apoplettico?
— Forte, stavo pensando alla stesa cosa! —
- — I vostri preliminari verbali sono noiosi e
irritanti —
- — E sembra che abbiate trovato il modo di
trascorrere il tempo senza annoiarvi.
- — Ho un’idea — disse Simon a Magnus. Era
seduto accanto a lui, coi gomiti sulle ginocchia.
— Ma non ti piacerà.
— E io ho la sensazione che hai ragione,
Sherwin.
— Simon. Mi chiamo Simon.
- — Io ho il Marchio di Caino. E questo
significa che niente può uccidermi, giusto?
— Ti puoi uccidere da solo — rispose l’altro
senza essergli di grande aiuto. — Per quanto ne
so, potrebbe farlo anche un oggetto inanimato,
accidentalmente. Quindi, se hai intenzione di
imparare a ballare la lambada su una pista
unta di grasso e sospesa su una fossa piena di
coltelli, be’… fossi in te lascerei perdere.
— Fine dei miei progetti per sabato.
- — Chi è tuo padre? — volle sapere Simon.
Gli occhi di Magnus tornarono a posarsi su
Alec. Erano verde-oro, indecifrabili come
quelli del gatto che teneva in braccio. — Sai
che non è il mio argomento preferito, Smedley.
— Simon — lo corresse l’altro. — Se devo
morire per voi, il minimo che potresti fare è
ricordare come mi chiamo.
— Non stai morendo per me — ribatté
Magnus. — Se non fosse per Alec, io sarei…
— Saresti dove?
— Ho fatto un sogno — disse l’altro, lo
sguardo distante. — Ho visto una città tutta di
sangue, con torri fatte di ossa e liquido rosso
che scorreva come acqua per le strade. Forse
puoi salvare Jace, Diurno, ma non puoi salvare
il mondo. Le tenebre stanno per arrivare.
“Terra delle tenebre e dell’ombra di morte,
terra di caligine e di disordine, dove la luce è
come le tenebre”. Se non fosse per Alec, me ne
andrei da qui.
— E dove andresti?
— Mi nasconderei. Aspetterei che il tutto si
sfogasse. Non sono un eroe. — Magnus prese
Chairman Meow e lo depose sul pavimento.
— Ami Alec abbastanza da restare — osservò
Simon. — Questo è già un po’ da eroe.
— E tu amavi Clary abbastanza da incasinare
completamente la tua vita per lei — ribatté
Magnus con un astio nella voce che non era da
lui. — Guarda dove ti ha portato. — Alzò la
voce. — Bene, dico a tutti, venite qui. Sheldon
ha un’idea.
— E chi è Sheldon? — chiese Isabelle.
- — Avrai notato che
non si è offerto di prendere la mia, di giacca.
La cavalleria è morta, lasciamelo dire! — (Jace)
- — Non sono la tua ragazza.
— Giusto — disse lui, anche se non poté
evitare di provare una punta di delusione. —
Lo so.
- — Senti, la
situazione la conosciamo tutti. Sebastian non
può andarsene in giro liberamente. È una
situazione pericolosa, e su questo il Conclave
ha ragione. Ma se lui muore, muore anche
Jace. E se Jace muore, Clary…
— Sopravviverebbe — rispose subito Isabelle,
secca. — È una ragazza forte.
— Soffrirebbe. Magari per sempre. E io non
voglio che soffra a quel modo. Come non
voglio che soffri tu.
Isabelle incrociò le braccia. — Certo che no.
Ma credi che lei non soffrirebbe, Simon, se
succedesse qualcosa a te?
Simon si morse un labbro. In effetti non ci
aveva pensato, non in quei termini. — E tu?
— E io?
— Soffriresti se mi succedesse qualcosa?
Lei continuò a guardarlo, a schiena dritta e
mento alto. Ma gli occhi le luccicavano. — Sì.
— Ma vuoi che aiuti Jace.
— Sì, voglio anche quello.
— Devi lasciarmi fare —
- — Destini speciali nei vantaggi e speciali nei
tormenti — sussurrò Isabelle. — Simon, tu per
me conti molto.
Lui le si avvicinò e le appoggiò delicatamente
una mano sulla guancia. — Sei una guerriera,
Iz. È quello che fai, quello che sei. Ma se non
puoi combattere Sebastian perché far del male
a lui ne farebbe anche a Jace, non puoi
scendere in guerra. E se per vincere ti trovassi
a dover uccidere Jace, penso che a quel punto
morirebbe anche una parte della tua anima. E
io non voglio vedere una cosa del genere, non
se posso fare qualcosa per impedirlo.
- — Non sono abituato al fatto che mi ami — (Luke)
- Ero troppo stupida per capire cosa provavi, ma
ero anche troppo stupida per capire cosa
provavo io. Ti ho sempre amato, anche se non
lo sapevo. (Jocelyn)
- A lungo i
Nephilim ci hanno tenuto lontani da questo
mondo, e le sue ricchezze sono grandi. Lo
prosciugheremo e non lasceremo che cenere.
Quanto all’angioletto, sarà l’ultimo della sua
razza a morire. Lo bruceremo su una pira
finché non resteranno soltanto ossa dorate.
- Mentre passeggiavo lungo la banchina
E ormai lontana era la mattina
Ho sentito una bella fanciulla parlare:
“Ahimè, non mi riesco a svagare.”
Un menestrello udì la sua voce
E in suo aiuto corse veloce…
- Subito allo specchio andò
E i suoi capelli d’ebano acconciò
Per il vestito molti soldi sborsò
Un bel fusto sperava di incontrare
E all’alba i gracili piedi le facevano male
Ma tutti i ragazzi, ahi lei, erano gay.
- — Tutti i ragazzi sono gay. Su
questo furgone, almeno. Ah, non tu, Simon.
— Te ne sei accorta — fece lui.
— Io mi considero un bisessuale disinvolto —
puntualizzò Magnus.
— Ti prego, non usare mai questa definizione
davanti ai miei genitori — gli disse Alec. —
Specialmente a mio padre.
- Una
volta mi ha chiesto cos’era stato, secondo me, a
farmi diventare gay.
Simon sentì Isabelle irrigidirsi accanto a sé.
— A farti diventare gay?! — era incredula. —
Alec, non me lo avevi mai detto.
— Spero gli avrai risposto che è stato un
ragno gay — disse Simon.
Magnus sbuffò, Isabelle aveva l’aria
perplessa. — Ho letto la raccolta di fumetti di
Magnus — disse Alec. — Quindi so di cosa stai
parlando. — Un sorriso gli fece capolino sulle
labbra. — Dici che mi dà la gaytudine
proporzionale di un ragno?
— Solo se fosse un ragno davvero gay — disse
Magnus, lanciando uno strillo quando Alec gli
diede un pugno sul braccio. — Okay, okay,
come non detto.
- — Sì, l’ho fatto.
— I suoi occhi le stavano scrutando il viso,
come in cerca di giudizio, disapprovazione,
persino disgusto. Lo sguardo di Clary invece
era tranquillo. Dopotutto, era quello che aveva
sempre pensato. — Ma non contava. — Le
toccò la guancia con le dita, leggere come
piume. — Non so neppure come…
Clary fece una risata sommessa. — Credo che
abbiamo appena stabilito che invece lo sai.
- — Non mi sto
sacrificando. Sono soltanto… geloso.
— Sei… geloso? E di chi?
— Di me stesso. — Il viso gli si contrasse. —
Odiavo l’idea che stesse con te. Lui, l’altro me.
Quello controllato da Sebastian
- — Non ho intenzione di aggredirti — gli disse
Clary, impaziente. — Giuro che posso
sopportare la vista del tuo petto nudo anche
senza svenire.
— Sei sicura? — le chiese, facendo scivolare
obbediente la camicia giù dalle spalle. —
Perché vedere il mio petto nudo ha fatto sì che
molte donne, nella ressa per raggiungermi, si
ferissero gravemente.
- Da buon Shadowhunter, sarei tenuto a offrirmi
di morire pur di fermare il piano di Sebastian.
E da buon Shadowhunter, lo farei. (Jace)
- — Non ci sono altri
parenti. Tu e io siamo gli ultimi, siamo gli
unici Morgenstern superstiti. Tu sei la sola
persona col mio stesso sangue nelle vene. La
sola come me.
- — Hai paura? — gli chiese Isabelle
avvicinandosi leggermente. Simon riusciva a
sentire il calore del suo braccio contro il
proprio.
— Non so. Gran parte della sensazione di
paura è data dagli effetti fisici: cuore che
accelera, sudorazione, palpitazioni. Non ho
nulla di tutto ciò.
— Un vero peccato — mormorò Isabelle
guardando l’acqua. — I ragazzi sudati sono
sexy. Le lanciò un mezzo sorriso; fu più difficile di
quanto avrebbe pensato. Forse aveva davvero
paura. — Basta con queste risposte da donna
vissuta, signorina Isabelle.
Il labbro di lei tremò come se la ragazza
stesse per sorridere. Invece sospirò. — Sai cosa
non avrei mai pensato di desiderare? — disse.
— Un ragazzo che sapesse farmi ridere.
- —
Mmm, Alec. Mi sei sempre piaciuto più di
Jace. — Poi si rivolse a Magnus: — Magnus,
vorrei avere il coraggio di mettermi i pantaloni
che metti tu.
E infine Izzy. Riusciva a vedere che lo stava
guardando, attraverso la foschia, gli occhi neri
come ossidiana.
— Isabelle — disse. La osservò. Nel suo
sguardo, un punto interrogativo. Ma non c’era
nulla che gli venne da dirle davanti ad Alec e
Magnus, niente capace di riassumere quello
che provava. Fece un passo indietro, verso il
centro del cerchio, piegando la testa verso il
basso. — Arrivederci, credo.
- Non riusciva a capacitarsi di non poter
parlare un’ultima volta con Clary prima di
morire. Nemmeno ricordava le ultime parole
che si erano detti. Eppure, se chiudeva gli
occhi, sentiva la sua risata volare sopra il
frutteto; ricordava com’era, prima che
diventassero grandi e tutto cambiasse. Se fosse
morto in quel posto, forse sarebbe stato
appropriato. Dopotutto, alcuni dei suoi ricordi
più belli erano nati lì. Se l’Angelo lo avesse
fulminato, le sue ceneri avrebbero potuto
volteggiare fra gli alberi di mele e sopra l’acqua
del lago. C’era qualcosa, in quell’immagine,
che trovò rasserenante.
Pensò a Isabelle. Poi alla sua famiglia: sua
madre, suo padre, Becky. Clary, si disse infine.
Ovunque tu sia, sei la mia migliore amica. Lo
sarai per sempre.
- Il primo e piuttosto bizzarro
pensiero di Simon fu di avere davanti una
versione di Jace grande come un enorme
cartellone pubblicitario.
- Troppo di tutto poteva
distruggerti, pensò Simon. Troppe tenebre
potevano uccidere, ma anche troppa luce
poteva accecare.
- Il vostro Jonathan
era morto e forse la morte lo cerca ancora, e
lui cerca lei. (Raziel)
- Il Nero per cacciare quando il sole muore
Bianco è il colore per il lutto e il dolore
Oro per l’abito che la sposa ha indosso
E, per invocare l’incantesimo, il rosso.
- — Stavo cercando te? —
azzardò.
— Sei seduta sul mio letto — disse lui. —
Pensavi che fossi sotto?
- Alla Regina Seelie piace stare dalla
parte di chi vince.
- — Mi sono
scheggiata… lo… smalto, schiaffeggiando la
tua… faccia schifosa. Vedi? — Gli mostrò un
dito, uno soltanto. (Clary)
- Io appartengo a
te. Il tuo sangue è il mio sangue, le tue ossa
sono le mie ossa. La prima volta che mi hai
visto, avevo un’aria familiare, vero? Come tu
l’avevi per me…
- Uccidimi, sorellina. Uccidimi, e
ucciderai anche Jace.
- — Perché io non piaccio a lui.
— Certo che sì, invece. Non esiste un ragazzo
a cui tu non piaci.
— Scusami, eh, ma credo che il tuo sia un
giudizio un po’ di parte…
- — Molto
convincente.
— Credi? Stavo per esordire con “Amici,
Romani, malfattori…”, ma non credo che
avrebbero capito la battuta.
- Non puoi ingannare la morte. Alla fine si
prenderà la rivincita.
- — I Fratelli Silenti lo stanno tenendo
sotto osservazione. E hanno detto niente visite.
— Insomma, quelli mi vogliono fottere.
— Perché, pensi di essere il loro tipo?
— Isabelle! —
- Jace è una specie di carro armato
d’artiglieria contraerea dell’ego maschile. (Simon)
- L’eternità non
basta a dimenticare ciò che si è perso, lo
rende soltanto sopportabile.
- Un
fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà
fino nella profondità degl’inferi; divorerà la
terra e il suo prodotto e incendierà le radici dei
monti
- — No, ho ben altro da dire. Che cosa sta
succedendo? Le tue mani sono diventate armi?
Sei la Torcia Umana? Cosa diavolo…
— Non so cosa sia una torcia umana, ma…
Okay, senti, i Fratelli Silenti mi hanno detto
che ora porto dentro di me il fuoco del
Paradiso. Dentro le vene, dentro l’anima.
- — Sappi che per quel discorso ho fatto le
prove, davanti allo specchio, prima che venissi
qui.
— E quindi, cosa credi significasse?
— Non lo so — ammise Jace, — ma so che
mentre lo facevo ero veramente figo.
- — Ho sempre pensato che mi avrebbe ucciso
un demone — riprese Jace. — Un Nascosto
fuorilegge. Una battaglia. Ma poi ho capito che
avrei potuto morire se non fossi riuscito a
baciarti, e presto.
- — Niente baci?
— Baci, forse. Quanto al resto…
Clary gli strofinò dolcemente una guancia con
la sua. — Per me va bene se va bene per te.
— Ovvio che per me non va bene. Sono un
maschio adolescente. Per quanto mi riguarda,
questa è la cosa peggiore che poteva capitare
da quando Magnus fu bandito dal Perù.
-
The Infernal Devices
Clockwork Angel
- [...] signorina Gray, lasciate che vi dia un consiglio: il bel giovanotto che sta cercando di salvarvi da un destino spaventoso non sbaglia mai. Nemmeno se dice che il cielo è viola e fatto di porcospini. (Will)
- Forse Londra è solo l'ingresso dell'Inferno, e noi siamo le anime dannate che rifiutano di varcarlo, temendo che quanto troveremo dall'altra parte sarà peggiore dell'orrore che già conosciamo. (Will)
- -Ricordi quando hai provato a convincermi a dare da mangiare un pasticcio di volatili ai germani reali del parco per vedere se riuscivi ad allevare una razza di anatre cannibali?-
-E loro l'hanno mangiato- rammentò Will. -Piccole bestie assetate di sangue. Mai fidarsi di un'anatra.- (Jem e Will)
Clockwork Prince
(appena lo leggerò vi farò presente tantissimissime citazioni ^^)
Edited by ¸Momoko¸ - 1/12/2012, 15:54. -
_Dubhe_96.
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Va benissimo!! ^.^ . -
_Dubhe_96.
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ahhhh le citazioni che hai messo dei 2 libri che ho letto sono bellissimeeeeeee *.*
In particolare, quasi tutte di quelle di "città di ossa" sono quelle che hanno colpito anche me! ^^
E Will mi fa sempre morireee! ahahah XD. -
¸Momoko¸.
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Aggiornate le SUPERcitazioni di City of Lost Soul, mi sono lasciata andare, però è bellerrimo sto libro! . -
_Dubhe_96.
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*.* non vedo l'ora di andare avanti D= . -
_Dubhe_96.
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in City of Ashes: CITAZIONENon ho mai sentito di appartenere a nessun posto. Ma tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me. (Jace a Clary)CITAZIONELuke sembrava confuso. «Che cosa ti fa pensare che questo cambiamento di Valentine abbia a che fare con tuo fratello?»
«Perché» rispose Clary con dolorosa certezza «solo Jace può far incavolare a tal punto qualcuno.» (Clary e Luke)
In City of Glass:CITAZIONEC'era una rabbia elettrica nel suo sguardo, e una specie di sfida, che fece venir voglia a Simon di colpirlo con qualcosa di pesante. Tipo un
furgone. (Simon pensando a Jace)CITAZIONE— Il fatto è che nessuno sa dove sia lo Specchio. Anzi, nessuno sa che cosa sia lo Specchio. -
— È uno specchio — disse Simon. — Hai presente? Riflettente, di vetro... ma è solo un'ipotesi... -
(Isabelle e Simon)CITAZIONE— Sai che ti dico? In passato, l'Inquisizione non ha funzionato molto bene, con la mia gente. —
Alec lo guardò senza capire.
— Non fa niente. È solo una battuta fra noi mondani. -
(Alec e Simon)CITAZIONEfermo. — E smetti di mostrarmi le zanne. Mi rende nervoso. -
— Be' — disse Simon — se vuoi saperlo, è perché sai di sangue. -
— È la mia nuova colonia. Eau de Ferite. —
(Jace e Simon)CITAZIONE— Senti, vampiro — disse Jace. — Proteggi i Lightwood, se puoi, ma non proteggere me. -
Simon sollevò la testa. — Perché no? -
Per un momento, con Jace che lo guardava tra le sbarre, Simon potè quasi immaginare di esser lui quello libero e Jace il prigioniero.
— Forse perché non me lo merito.-
(Jace e Simon)CITAZIONEJace scosse la testa bionda, esasperato. — Dovevi proprio fare amicizia con un carcerato demente, eh? Non ti bastava contare le pietre o addestrare un topo, come fanno tutti i prigionieri? —
(Jace a Simon)CITAZIONE— Non tutto quello che succede, Jace, riguarda te personalmente — replicò Clary furiosa.
— Forse non tutto — disse Jace. — Ma, devi ammetterlo, la maggior parte sì. -
(Clary e Jace)
e poi... devo andare avanti a leggere XD. -
¸Momoko¸.
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Che brava ragazza *^* . -
_Dubhe_96.
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vero? *^* (non facevo mai sta faccina, ma me la stai attaccando o.o) . -
¸Momoko¸.
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Ahahahahahahahaha che bello infettare le persone XD Fissati anche con questa '°L°' XD . -
_Dubhe_96.
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ahahahahah xD se la fai spesso può essere che mi capiterà di farl ahahaahahahah . -
_Dubhe_96.
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Ecco le mie citazioni! Alcune mi sa che le ha segnate anche Nics... non ricordo e non ho voglia di rileggerle xD
CITAZIONI CITY OF LOST SOULSCITAZIONE-Nessuno la rimprovera per questo-
-Ma quello non conta- ribatté Alec -non quando sei tu che rimproveri te stesso.-
(Isabelle e Alec parlando di Jocelyn)CITAZIONE-Arrivederci, giovani Shadowhunters. Ma prima un monito, benché non abbiate fatto nulla per meritarlo. Ponderate con attenzione l'opportunità di dar la caccia al vostro amici. Perché accade sovente, con ciò che è perso e ritrovato, che lo si scopra diverso da come lo si era lasciato...-
(Regina della corte Seelie)CITAZIONE-Con questa storia del Marchio di Caino, se stanotte per sbaglio ti do un calcio, me ne becco altri sette negli stinchi da una forza invisibile?-
Lo sentì ridere. -Dormi, Fray-
(Clary e Simon)CITAZIONE-Speravo che mettessero dei volantini, come quando si perdono i gatti- riprese Jace. -Scomparso ragazzo dalla strabiliante bellezza. Risponde al nome di Jace o di Tanta Roba.-
-Spero di aver capito male.-
-Non ti piace Tanta Roba? Pensi che Dolce Sogno sia più raffinato? Oppure ci sarebbe Fustacchione, che però è decisamente troppo vintage...-
(Jace e Clary)CITAZIONE-Ho un piano.-
Simon sbuffò. -Era quello che temevo-
-Ma i miei piani non sono così tremendi!-
-Quelli di Isabelle sono tremendi- le disse Simon puntandole il dito contro -I tuoi sono suicidi. Se va bene-
(Clary e Simon)CITAZIONELui diede una pacca sul posto a sedere accanto a sé, come se ci fosse qualcuno. -Lascia che ti presenti il mio caro amico No-
-Magari riusciamo a trovare un accordo- propose la ragazza mangiando un boccone di torta.
-No.-
-Simon!!-
-"No" è una parola magica- le disse -Senti come funziona. Tu dici: "Simon, ho un piano folle, suicida. Ti andrebbe di aiutarmi a metterlo in pratica?" E io rispondo: "Perbacco, no!"-
-Lo farò comunque- dichiarò Clary.
Lui, dall'altra parte del tavolo, la fissò. -Come hai detto?-
-Lo farò con o senza il tuo aiuto- ribadì. -Se non posso usare gli anelli, allora seguirò comunque Jace ovunque si trovi e cercherò di rimettermi in contatto con voi scappando di nascosto, cercando un telefono, qualcosa insomma. Se sarà possibile. Simon, io lo faccio. E' solo che se tu mi aiuti ho più possibilità di sopravvivere. Tu di rischi non ne avresti-
-A me non importa dei rischi che potrei correre io- sibilò Simon sporgendosi sopra il tavolo. -A me importa quello che potrebbe succedere a te! Cavolo, io sono praticamente indistruttibile. Lascia andare me, e tu rimani qui.-
-Certo- rispose Clary -Jace non lo troverà affatto strano. Potresti dirgli che sei sempre stato segretamente innamorato di lui e che non sopporti stargli lontano.-
-Potrei dirgli che ci ho pensato su, e che, trovandomi d'accordo con la filosofia sua e di Sebastian, vorrei unirmi a loro.-
-Ma se non sai nemmeno qual è la loro filosofia!-
-Hai ragione. Forse andrebbe meglio se gli dicessi che lo amo. Tanto è convinto che tutti siano innamorati di lui.-
-Ma io...- disse Clary -lo sono veramente.-
Simon la guardò a lungo, in silenzio.
-Sei seria- concluse. -So che lo faresti davvero. Con o senza di me. Senza alcuna rete di protezione.-
-Non c'è niente che non farei per Jace.-
Simon appoggiò la testa contro il sedile di plastica del séparé. Sulla fronte, il Marchio di Caino lanciò un debole bagliore argenteo. -Non dirlo- replicò.
-Tu non faresti niente per chi ti ama?-
-Io per te farei quasi tutto- rispose piano lui. -Per te morire. E lo sai. Ma uccidere un'altra persona, un innocente? E se fossero molte vite innocenti? O magari il mondo intero? E' davvero amore dire a qualcuno che, se dovessi scegliere tra lui e qualsiasi altra vita sul pianeta, sceglieresti lui? E' che... non so. Ma esiste poi un tipo di amore che si possa definire morale?-
-L'amore non è morale o immorale- disse Clary -E' amore e basta.-
-Lo so. Ma i gesti che compiamo in nome dell'amore, quelli sì, sono morali o immorali. E in genere non è un problema. In genere, pur trovando Jace irritante, so che non ti chiederebbe mai di fare qualcosa che andasse contro la tua natura. Né per lui né per nessun altro.-
(Simon e Clary)CITAZIONE-Perciò non puoi mai perdere la speranza, hatikva, perché se tieni in vita la speranza, lei terrà in vita te.-
(Simon a Clary)CITAZIONE-Hai ragione- fece Simon. -Però ricordati, quando tua madre mi si attaccherà alla caviglia come una furiosa mamma orsa separata dai suoi cuccioli, che l'ho fatto per te.-CITAZIONEUna volta che Alec volle andare a caccia da solo con Jace, senza Izzy, lui la difese: -Lei ci serve, è la migliore. Escluso me, ovvio.-
Gli aveva voluto bene solo per quello.
Poi una non deve fare certi pensieri T.T la Clare lo fa apposta! Leggi: D:CITAZIONEEra a metà del corridoio, e una porta si aprì proprio in quel momento, facendo emergere Alec in una nuvola di vapore. Aveva un asciugamano attorno alle spalle e si stava strofinando con vigore i capelli neri.CITAZIONE-Giusto- fece Jocelyn. -Ma non solo per quanto riguarda le armi o altri oggetti metallici. Vale anche per le avversità che mettono alla prova la forza di carattere. Nei momenti più difficili, nei momenti più bui, alcune persone brillano.-
(Jocelyn a Isabelle)CITAZIONECome poteva, allo stesso tempo, essere e non essere Jace?Come si poteva, allo stesso tempo, avere il cuore spezzato ed essere felici?
(Clary)CITAZIONEVoleva Jace, lo voleva così tanto da sentirsi vuota dentro, come se il desiderio avesse consumato ogni cosa. Non contava se la testa le diceva che quello non era Jace, non il Jace di sempre: il suo corpo lo ricordava, forma e tocco, odore della pelle e dei capelli, e lo voleva ancora.
(Clary)CITAZIONE-Forse, stregone, non sei orgoglioso come il vecchio Faust, ma sei molto impaziente. Sono certo che la mia volontà di restare in questo pentagramma è più forte della tua voglia di farmi da guardia...-
-Oh, non saprei- ribatté Magnus. -Sono sempre stato piuttosto audace in materia di arredamento, e averti qui in effetti aggiunge alla stanza un certo non so che.-CITAZIONEEra stupido sperare. Ma a volte la speranza è l'unica cosa che hai.
(Clary)CITAZIONENon credo che Clary non pensi di poter morire: credo solo che, proprio come sei stata tu, anche lei è convinta che ci siano delle cose per cui valga la pena farlo.
(Luke a Jocelyn)CITAZIONEChiedilo al tuo amico Magnus Bane, se non mi credi. L'eternità non basta a dimenticare ciò che si è perso, lo rende soltanto sopportabile.
(Fratello Zaccaria)CITAZIONE-Sì, per questo, e... Allora non hai ascoltato niente di quello che hai appena detto? Tutta la storia del proteggersi a vicenda?-
-Sappi che per quel discorso ho fatto le prove, davanti allo specchio, prima che tu venissi qui-
-E quindi, cosa credi significasse?-
-Non lo so- ammise Jace -ma so che mentre lo facevo ero veramente figo-
(Clary e Jace)CITAZIONELui lo prese, lo aprì e lesse l'unica parola, in greco antico, scritta in modo elaborato in cima alla pagina.
Erchomai, diceva.
Sto arrivando.
(biglietto di Sebastian).